Il gruppo che ha partecipato al laboratorio teatrale, svoltosi nei mesi di novembre-dicembre 2009, si compone di 70 bambini divisi in tre fasce d'età: 3, 4 e 5 anni.
La proposta di lavoro teatrale è stata calibrata in base alle particolari caratteristiche e ai tempi di ciascuna fascia d'età. Pertanto sono state proposte sessioni di lavoro in cui i sottogruppi di età diverse hanno lavorato a volte singolarmente, altre volte insieme.
Signore e Signori, benvenuti.
Oggi, vi proponiamo una Lezione Teatrale aperta!
Pensata per voi come possibilità di restituzione del lavoro fatto in questi mesi insieme ai vostri bambini e bambine.
Vi proporremo tre giochi teatrali. Scelti, fra i tanti esplorati col gruppo, perché rappresentativi delle tappe pedagogico-teatrali toccate durante il percorso, che ora, vorremmo ripercorrere insieme a voi.
Buon viaggio.
“Il Tappeto Magico”
Viene disposto al centro dello spazio un tappeto. La sua particolarità sta nel fatto che chi ci si ferma sopra viene catapultato in situazioni "altre": su una barca in mezzo all'oceano, galleggiante nell'aria, sulla luna… oppure si trasforma: in un pesce, in un uccello, in un albero...
Questo esercizio teatrale racchiude in sé alcune delle componenti più primitive ed importanti dell’esperienza teatrale: il “far finta di”; la “trasformazione”; il “magico”.
Il teatro è un gioco e come ogni gioco che si rispetti comporta una forte componente di extraquotidianità. Le regole della vita di tutti i giorni vengono sovvertite, si varca la soglia dell'immaginazione, della fantasia, del “magico” appunto!
Posso immaginare di essere chi e cosa voglio, di essere dove voglio. Il tappeto magico non è che una “scusa”, o meglio, la porta, lo strumento attraverso cui mi concedo la libertà di lasciarmi andare all’immaginazione. Vi ricordate quando da piccoli si giocava a “guardia e ladri” e ci si sentiva veramente presi nella parte? Ecco, il teatro è quella roba lì.
“L’orchestra delle Emozioni”
Questo che vi presentiamo è il punto di arrivo di un percorso teatrale (composto da più esercizi) attraverso cui i bambini hanno potuto giocare con le emozioni base dell’uomo: rabbia, felicità, paura, tristezza. -Riconosco le emozioni, le distinguo, le comunico agli altri perché, modificando le espressioni del mio viso, posso dare a queste emozioni una forma ben precisa e comprensibile agli altri.
Se imparo che, cambiando la forma della mia faccia, posso esprimere un’emozione che viene riconosciuta dagli altri, scopro che con le emozioni ci posso giocare. Posso far “finta di” essere felice, triste, arrabbiato, posso fare… teatro. Capita, poi, che quando faccio per finta la faccia arrabbiata o spaventata, gli altri… ridono! Insomma, gioco a comunicare le emozioni e a vedere la reazione che questo provoca nei miei compagni. E magari, nella vita vera, mi farà meno paura riconoscere e comunicare agli altri le mie emozioni (ma questo sarà il frutto di un lungo allenamento).
Siamo partiti da alcune faccine disegnate su alcuni cartoncini. Ogni faccina rappresentava un’emozione ben precisa e chiaramente definita. Abbiamo chiesto ai bambini di provare ad indovinare lo stato d’animo rappresentato da ogni faccina. Una volta riconosciute le emozioni base, abbiamo chiesto loro di abbinarle ad un colore (il riconoscimento delle emozioni, in questo modo, passa da un livello più razionale e socialmente codificato ad uno più istintivo e creativo: “Per me la felicità è gialla. Per me è rossa. Per me… è verde brillante!”).
Non esiste una risposta giusta o sbagliata, tutte quante hanno valore. Ogni “pittore” sceglie per il proprio quadro i colori che più gli piacciono. Chi potrebbe dimostrare a Leonardo che la Monna Lisa andava fatta un po’ più rosa?
In questo senso l’arte è libertà.
Dopo aver dato alle emozioni un colore, adesso possiamo dar loro una… faccia.
Chiediamo ai bambini di fare la faccia arrabbiata, la faccia felice, la faccia spaventata.
Adesso che abbiamo sviluppato dimestichezza con emozioni, colori e facce siamo pronti per “l’Orchestra delle Emozioni”.
Cinque attori rivolti verso il pubblico, un direttore d’orchestra di spalle con in mano dei cartoncini colorati. Il direttore fa vedere, di nascosto, un colore agli attori. Questi, contemporaneamente, fanno la faccia che corrisponde a quel colore/emozione.
“Il Teatrino delle Ombre”
Il “Far finta di”; la “trasformazione”; il “magico”; il “gioco”; riconoscere le emozioni e saperle comunicare agli altri, dando a queste emozioni una forma (con la faccia, col corpo, con la voce).
Tutti questi elementi, esplorati insieme ai vostri bambini durante questo breve percorso durato un paio di mesi, sono gli elementi costitutivi di quell’impalpabile e volatile prodotto d’artigianato che comunemente chiamiamo teatro.
Il teatro delle ombre è solo una fra le tante possibilità di fare teatro esistenti. È quella che abbiamo scelto per concludere il nostro percorso. Se guardate bene, potrete riconoscere, al suo interno, tutti gli elementi di cui abbiamo parlato fino a qui.
Ma un elemento manca all’appello e il teatrino delle ombre, con cui racconteremo la storia di “Goccia”, ci permetterà di presentarvelo. Si tratta del “potere divulgativo” del teatro. La storia di “Goccia”, se la riduciamo all’osso, non è altro che la lezione di scienze sul ciclo dell’acqua! Il teatro, forte delle sue forme, giocando con le emozioni, raccontando storie, è anche un efficace strumento attraverso cui passare informazioni. Informazioni anche importanti, che non riguardano più solo ed esclusivamente il gruppo che fa il teatro, ma che parlano del mondo che ci circonda.
In questo senso il teatro ha la possibilità di costituirsi come canale, attraverso cui le informazioni possono più efficacemente circolare. Può mettere in comunicazione il gruppo con la comunità. Il gruppo con il mondo.
Riflessioni:
Il teatro per i bambini della scuola dell'infanzia è un momento ludico. Un gioco, in cui le regole sono ben presenti, per potenziare la fantasia, iniziare a riconoscere le emozioni, a dare un nome a ciò che si prova.
I bambini “Fanno divertendosi”.
Il teatro è per sua natura da sempre espressione di una comunità, dei suoi bisogni, delle sue dinamiche , delle sue ansie/paure, delle sue gioie , è festa! E i bambini in classe sono un chiaro esempio di comunità che ha bisogno di raccontarsi, di condividere esperienze ,di confrontarsi, di capirsi, di esprimersi. Quindi ogni scuola,ogni sezione ha il suo teatro.
Fare teatro è anche guardare con attenzione ciò che ci circonda, riconoscerne i bisogni e raccontarli con creatività ed espressività.
Ne è l'esempio il gioco del facciamo finta di... dove un oggetto comune viene visto con gli occhi del teatro e trasformato... matite che diventano missili spaziali o pezzi di stoffa che si trasformano in grandi uccelli, tappeti magici che fanno volare la fantasia! Questa sensibilità teatrale è un dono di tutti basta coltivarlo! E se anche gli adulti ogni tanto continuassero a “GIOCARE” forse sarebbe tempo ben speso!
A questo proposito il nostro grazie di cuore per averci dedicato un po' del Vostro tempo!
Patrizia Becchio
Fabrizio Stasia